La natura stessa delle principali scuole di yoga, ciascuna delle quali prende in considerazione una parte della complessa realtà umana e si sforza d’estrarne le più alte possibilità, mostra che una sintesi di tutte queste scuole, concepita ed applicata con ampiezza di criteri, potrebbe condurre ad uno yoga integrale. Ma le loro tendenze sono così dissimili, le loro forme così altamente specializzate e complicate e da così lungo tempo ancorate in una mutua opposizione di idee e di metodi, che non è facile arrivare alla loro vera unione. Una combinazione in blocco, senza distinzione, non sarebbe una sintesi ma una confusione.
Ciò detto, la sintesi che ci proponiamo non può essere ottenuta con delle pratiche successive né con una combinazione d’insieme. Per arrivarvi, bisogna trascurare le forme esteriori delle discipline yogiche ed attenersi ai principii essenziali che sono comuni a tutte e che ne includono i principi particolari utilizzandoli al punto giusto e in giusta proporzione, e liberandone poi una forza dinamica centrale in cui è racchiuso il segreto comune dei divergenti metodi e da cui in realtà può ottenersi una selezione naturale dei diversi fini utili combinandone le varie energie. Questo è lo scopo che ci siamo proposti iniziando questo studio comparativo dei metodi della Natura e dei metodi dello yoga; ci ritorniamo ora fiduciosi di trovare a tutto ciò una soluzione precisa.
Dal punto di vista psicologico – e lo yoga non è altro che una psicologia pratica – è dunque chiaro da quale concezione della Natura è necessario partire. Si tratta di realizzare e adempiere al Purusha attraverso la sua Energia. Ma il movimento della Natura è duplice, superiore e inferiore, o, se preferiamo, divino e non divino. È una distinzione di ordine pratico, poiché nulla esiste che non sia divino e, secondo un punto di vista ancora più ampio, è altrettanto priva di senso come lo è la distinzione tra naturale e soprannaturale, in quanto tutto ciò che esiste è naturale. Tutte le cose sono nella Natura e tutte le cose sono in Dio. Ma ai fini pratici la distinzione è vera. La Natura inferiore, quella che conosciamo e che siamo, e nella quale dobbiamo rimanere finché la fede non ci trasformi, procede per limitazione e divisione; essa è in se stessa l’ignoranza e culmina nella vita dell’ego; la Natura superiore, quella natura a cui aspiriamo, procede per unificazione e superamento delle limitazioni; è la Conoscenza in sé e culmina nella vita divina. Il passaggio dal piano inferiore al superiore è lo scopo dello yoga; esso può effettuarsi staccandosi dall’inferiore e trasvolando nel superiore – e questo è il punto di vista comune - o mediante la trasformazione della Natura inferiore e la sua elevazione a Natura superiore. È questo il punto di arrivo dello yoga integrale.
Ma, nell’uno o nell’altro caso, è sempre facendo leva su un elemento dell’esistenza inferiore che ci eleviamo all’esistenza superiore; ed ogni scuola di yoga sceglie il proprio punto di partenza o la propria porta d’evasione. Esse si specializzano in certe attività della Prakriti inferiore volgendole verso il Divino. Ma l’azione normale della Natura in noi è un movimento integrale dove l’intero complesso dei nostri movimenti subisce l’influsso di tutto ciò che ci circonda ed influenza a sua volta tutto ciò da cui è circondato. La vita intera è uno yoga della Natura. Lo yoga che ricerchiamo deve, anch’esso, essere un’azione integrale della Natura; tutta la differenza tra uno yogi e l’uomo naturale consiste nel fatto che invece di seguire l’azione della Natura inferiore che opera nell’ego e per l’ego, e per la divisione, lo yogi cerca di seguire l’azione della Natura superiore che opera in Dio e per Dio, e per l’unità. In verità, se il nostro solo scopo fosse quello di sfuggire al mondo per andare verso Dio, una sintesi non sarebbe necessaria e sarebbe una perdita di tempo; in tal caso basterebbe scoprire una strada, una sola fra le migliaia che esistono per condurre fino a Dio, e scegliere la più corta fra tutte le scorciatoie possibili, senza indugiarsi ad esplorare le diverse vie che portano alla medesima meta. Ma se il nostro fine è quello di trasformare integralmente il nostro essere secondo un’esistenza divina, allora una sintesi diviene necessaria.
SRI AUROBINDO, LA SINTESI DELLO YOGA vol. 1 pag. 43 – 47
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